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Il più grande museo d’Italia: le dimore storiche

Il seicentesco Collegio Innocenziano che oggi ospita l’Eitch Borromini fa parte delle cosiddette “dimore storiche” – cioè, degli immobili considerati dal Diritto italiano come di interesse culturale, storico e antropologico. Vediamo più da vicino questo enorme museo italiano a cielo aperto, del quale il nostro Palazzo è uno dei pochi dentro la Città Eterna.

Il patrimonio italiano
La prima mappatura europea, fatta nel 2019 intervistando più di mille proprietari di sessantasette dimore storiche del Vecchio Continente - la maggior parte delle quali concentrate in Francia, Italia e Inghilterra - parlava di investimenti annuali di circa cinque miliardi solo per garantirne l’apertura al pubblico, un fatturato di oltre trecento miliardi di euro e nove milioni di posti di lavoro. Più interessante, però, fu un altro aspetto emerso dallo studio: i forti legami con le comunità locali e il conseguente contributo delle dimore storiche alla coesione e allo sviluppo locale.
In Italia, la sola manutenzione dei beni storici privati vale l’uno per cento dell’occupazione italiana, e ogni euro investito nelle dimore storiche ne crea due per l’economia del posto. L’Associazione Dimore Storiche Italiane si dedica a case e palazzi, ville e castelli ma anche a giardini e tenute agricole, molte delle quali patrimonio dell’Umanità UNESCO. E ognuno di questi beni ha un’identità precisa, per il suo valore e per il legame con i luoghi e le popolazioni. Un patrimonio immobiliare di oltre trentasettemila dimore. Cosa più importante, un patrimonio situato principalmente nelle campagne e nei piccoli Comuni e per un terzo collocato fuori dai centri urbani – che, dunque, definisce i paesaggi.
Parliamo di beni e siti di riferimento culturale e storico, oggi baluardo contro lo spopolamento e l’abbandono dei territori ma anche dei saperi. Le dimore storiche coinvolgono infatti molte filiere, da quella artigiana e del restauro a quella del turismo. Senza dimenticare la dimensione economica anche se profondamente culturale, laddove per esempio - oltre agli spazi museali fissi e alle mostre itineranti, e oltre all’ospitalità agli eventi pubblici e privati - un terzo della produzione vitivinicola è legata a una dimora storica. E questo significa trasmissione generazionale, formazione, ricerca, investimento e impresa. Valorizzazione di storie, tradizioni e produzioni. Fino alla riscoperta - e, ci auguriamo, il recupero - di alcuni mestieri dal sapore antico ma già antesignani della sostenibilità ambientale e sociale.

L’Arte del restauro
Nel 2022, gli interventi sul Collegio Innocenziano nel quale si trova Eitch Borromini hanno riguardato sia gli esterni, sia gli interni, sia la vasta volta affrescata della Sala Aurora nella Biblioteca - il ciclo figurativo del Trionfo della Divina Sapienza, realizzato tra il 1667 e il 1672 da Francesco Cozza.
Diagnostica, ricerca, progettazione e maestranze: solo nel 2020, le storie di eccellenza nel restauro di beni tutelati e di edilizia storica senza l’impiego di materiali moderni erano cento, quindici delle quali nella Regione Lazio.
Parliamo di uno dei maggiori capitali immateriali italiani, fatto da tecniche e tecnologie ma - soprattutto - da eccellenze professionali. Centinaia di migliaia di imprese artigiane al servizio di oltre quattromila musei e gallerie, quasi seicento monumenti e circa trecento parchi archeologici. Soprattutto oggi, alla luce dei fattori contemporanei di inquinamento, dei cambiamenti climatici e dei conseguenti fenomeni meteorologici estremi. In poche parole, dei segni del Tempo.
Un sapere radicato e attento, quello italiano del restauro. Non a caso, considerato tra i migliori al mondo.

Una volta arrivati al centro di Piazza Navona, alzate gli occhi, guardate la Chiesa di Sant’Agnese in Agone e il Palazzo subito alla sua destra: Eitch Borromini, la nostra dimora storica nel cuore di Roma, rinnovata con massima cura e profondo rispetto, vi aspetta.

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