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Eitch Borromini: Nel cuore del Barocco romano

Tre Papi, tre grandi architetti e dieci opere in otto tappe, partendo da - e tornando a - il nostro alloggio a Eitch Borromini: ecco per voi un primo giro romano nel Barocco, che sappiamo già dirvi indimenticabile. Perché, in quelle nuove forme e geometrie sotto la Luce, sta accadendo qualcosa. Qualcosa che poche immagini riescono a restituire e che ci chiede di esserci per sentirlo.

Le curve che parlano al cuore
“Eccentrico, bizzarro”: sembra sia questo il significato del termine portoghese ‘barocco’, a designare una perla irregolare. Termine che in Italia, riferito allo stile nelle arti, per due secoli avrà una connotazione negativa – un po’ per il sentimento di avversione verso il dominio spagnolo e verso le troppe guerre e persecuzioni del tempo, un po’ per lo “smarrimento” generato dalle rivoluzioni scientifiche. È l’epoca di Galilei, e la visione cristiana si sta scontrando con scoperte che sembrano metterla in discussione. Ed è l’epoca della Controriforma e delle monarchie assolutiste – entrambe bisognose di “ristabilire l’ordine”. Ma, dopo il primo Rinascimento e i suoi canoni, il Barocco porta scompiglio: le linee non parlano più all’intelletto ma alle emozioni, le prospettive sconcertano e i chiaroscuri inquietano.
Un senso di precarietà irrompe dalla pietra, a cambiare gli spazi smuovendo le certezze. No: le facciate non sono confortevolmente dritte e non sembrano neanche ferme. No: la luce non colpisce angoli retti, muovendosi in tutt’altro modo lungo le curve e le ore. E no: i dipinti non sono “classici” ma quasi fonte di illusioni, che cambiano la nostra percezione dello spazio.
Per un momento, la voglia di libertà vince sul bisogno di sicurezza.

Le dieci opere intorno alla nostra dimora
Finita la colazione con vista su Piazza Navona, e uscendo di buon’ora dalla nostra camera all’Eitch Borromini, andiamo verso Piazza di San Luigi dei Francesi. Possibilmente “armati” di monete, che nella omonima Chiesa serviranno a illuminare uno dei capolavori di Caravaggio, La Vocazione di San Matteo. E attenti alla luce: il senso… è tutto in quel raggio. Tornando sulla strada prima attraversata, andiamo verso la Chiesa di Sant’Ivo alla Sapienza costruita da Borromini nel 1642: in fondo a un bellissimo cortile, una facciata concava. Dentro, una cupola che toglie il fiato - soprattutto quando compresa la diversa geometria rispetto alla sua forma esterna. L’area a disposizione era piccola e rettangolare: Borromini partirà da una pianta triangolare, che raddoppierà per creare una stella a sei punte in mezzo a spazi circolari e non poche simbologie. Dopo questa visita, il vostro sguardo dalla terrazza di Eitch Borromini sulla cupola di Sant’Ivo siamo sicuri cambierà.
Ma proseguiamo il nostro giro: in fondo alla stessa strada, troviamo la Basilica di Sant’Andrea della Valle. Costruita da tre architetti, dei quali uno - Carlo Maderno - amico paterno e maestro di Borromini. La cupola realizzata da Maderno è la terza più alta di Roma dopo quelle di San Pietro e dei Santi Pietro e Paolo nel quartiere dell’EUR.
Da qui, dopo una passeggiata fino all’inizio di Via Giulia, entriamo nella Basilica di San Giovanni Battista dei Fiorentini – luogo di riferimento per la “nazione” fiorentina a Roma. Ma anche casa dell’ultimo riposo di Maderno, che ne aveva costruito la cupola, e di Borromini, che chiederà di essere sepolto accanto al suo maestro. Nella Basilica, due busti commemorativi fatti da Bernini.
Proseguendo da Via Giulia arriviamo al Ponte Sant’Angelo, fatto costruire nel 134 dall’imperatore Adriano e modificato (nel 1535 e nel 1669) da due Papi. Il secondo dei quali, Clemente IX, affida a Bernini sia il disegno del nuovo parapetto, sia la scultura (da parte sua e dei suoi allievi) di dieci Angeli. Portatori degli strumenti della Passione di Cristo, perché il ponte porta a Castel Sant’Angelo - in quel momento, prigione di Stato.
Girando a sinistra arriviamo a Piazza San Pietro. Per risolvere il problema delle proporzioni rispetto alla facciata della Basilica costruita da Maderno e per dare alla cupola di Michelangelo la giusta visibilità, Bernini concepisce una piazza ovale e un Colonnato che diano un senso di profondità. Dentro la Basilica, progetta la cattedra di San Pietro e realizza il Baldacchino dell’Altare Papale, le cui statue superiori sono opera di Borromini.
Tornando verso l’Eitch Borromini da Corso Vittorio Emanuele e girando a sinistra in Vicolo Savelli, arriviamo alla Chiesa di Santa Maria della Pace. Ricostruita da Pietro Da Cortona, la Chiesa è nota per i capolavori di Raffaello e di Maderno e per il Chiostro progettato da Bramante, oggi spazio di selezionatissime mostre internazionali.
Siamo ormai alle spalle di Eitch: un ultimo giro a Piazza Navona - tra la Chiesa di Sant’Agnese in Agone, realizzata da Borromini, e la Fontana dei Quattro Fiumi, opera di Bernini - e possiamo tornare nella nostra stanza. A cenare e riposare, appagati da cotanta, “irregolare” bellezza.

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