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La Roma dei ponti

Quasi quaranta i ponti sul Tevere, dei quali tredici nel Centro Storico. Alcuni di epoca romana, quando i costruttori - ebbene sì, i Pontifices - erano sacerdoti. Depositari della Conoscenza laica, giuridica, sacra e persino magica, scelti tra le famiglie patrizie e attivi fino al 300 A.E.V. da un collegio di cinque membri presieduto da un Pontifex Maximus. Perché i ponti collegano - quartieri, certo, ma soprattutto mondi. Anche spiritualmente e nel Tempo. Così, dopo le tante passeggiate nella Storia, nelle Arti e persino nei sapori intorno a noi, ve ne proponiamo una lungo il fiume. Dalle vicinanze di Eitch Belsiana e Piazza di Spagna a quelle di Eitch Borromini e Piazza Navona. Fotocamera alla mano, perché i panorami dai ponti - soprattutto al tramonto - saranno da ricordare…

Un po’ oltre Piazza del Popolo, il primo ponte: Regina Margherita, inaugurato nel 1891. In muratura dopo secoli di altri materiali, dedicato alla prima Sovrana d’Italia, con tre arcate rivestite di travertino ma che - nella sua sconcertante semplicità - vi regalerà una delle migliori viste. Il secondo è il Cavour, realizzato dallo stesso architetto e inaugurato cinque anni dopo. Con cinque arcate e dal quale, ogni 1° gennaio, alcuni coraggiosi fanno un tuffo ormai tradizionale. Infine, il terzo della stessa mano: Umberto I, dedicato al primo Re d’Italia. Con l’aggiunta della pietra di Subiaco ai mattoni e al travertino e un senso di marcia opposto a quello normalmente seguito da queste parti.
E ora cambiamo epoca, perché siamo al ponte degli Angeli. Voluto dall’Imperatore Adriano nel 134 A.E.V. come collegamento con il Mausoleo personale - nel tempo diventato Castel Sant’Angelo la cui storia abbiamo raccontato su queste pagine, inclusi i dieci Angeli disegnati da Bernini nel 1668. Dell’antica costruzione rimangono solo le tre arcate centrali e i due Angeli scolpiti anche da Bernini sono custoditi altrove, ma il fascino di questo ponte rimane assoluto.
Dopo l’immancabile visita al Castello e un eventuale sosta di ristoro, possiamo proseguire con tre ponti più recenti: Vittorio Emanuele II (inaugurato nel 1912 e con una notevole decorazione scultorea), Principe Amedeo (ultimato nel 1942 e rivestito in marmo bianco) e Mazzini (finito nel 1908). Oppure possiamo puntare su quelli successivi e tornare idealmente all’epoca romana.
Ripartendo dal ponte Sisto, voluto dal Papa omonimo IV per il Giubileo del 1475 sulle rovine del precedente che risaliva al 12 A.E.V. Con un foro in caso di piena nel pilone centrale - che i Romani chiamano subito “l’occhialone” - e senza più i marciapiedi pensili in ghisa aggiunti nel 1877.
Superata poi ultima parentesi moderna di questa passeggiata - il ponte Garibaldi, fatto dallo stesso architetto dei primi tre e finito nel 1888 - arriviamo al Fabricio. Del 62 A.E.V. e il meglio conservato tra quelli romani, che porta il nome del suo costruttore. Un ponte accompagnato da due leggende, una legata alle erme quadrifronti e una sulla piccola testa femminile in marmo incastonata nella muratura, che vi lasciamo il piacere di scoprire. Subito dopo, il ponte Cestio - risalente al 44-46 A.E.V. Il secondo dopo il Fabricio a collegare non le due sponde del Tevere bensì una di esse all’Isola Tiberina e al vecchio ‘Ghetto’ ebraico. In travertino proveniente dal Teatro di Marcello e tufo al suo interno, che vede numerosi interventi nei secoli fino alla ricostruzione - eccetta l’arcata centrale - nel 1889.
Infine, di fronte all’Isola Tiberina, un cimelio: il ponte Rotto. Cioè i resti dell’antico Pons Aemilius, realizzato nel 241 A.E.V. Ai tempi, il più lungo e anche il più importante, che permetteva di raggiungere il Campidoglio, i Fori e il Circo Massimo. E che, ristrutturato dopo numerose traversie nel 1853, verrà abbandonato nel 1887 a favore della costruzione dei muraglioni del Tevere e di un nuovo ponte - il Palatino - accanto.

Scarpe comode e sguardo sui panorami: immaginate cosa doveva essere la Roma imperiale, medievale, rinascimentale e barocca?

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